giovedì 6 ottobre 2011

Il giorno della morte di Steve Jobs vorrei ricordarlo con il suo discorso del 2005 ai neolaureati della Stanford university.

Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia è sull'unire i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato?

E' cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all'ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d'attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: "C'è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?" Loro risposero: "Certamente". Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l'adozione. Poi accetto di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l'ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all'epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell'attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti.

Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l'unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.

Il Reed College all'epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E' stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i persona computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all'epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all'indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all'indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa - il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia è a proposito dell'amore e della perdita.

Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un'azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L'anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione - il Macintosh - e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall'azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l'azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa.

Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me - come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l'ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L'evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un'azienda chiamata NeXT e poi un'altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell'attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E' stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l'unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.

La mia terza storia è a proposto della morte.

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: "Se vivrai ogni giorno come se fosse l'ultimo, sicuramente una volta avrai ragione". Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: "Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?". E ogni qualvolta la risposta è "no" per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato.

Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose - tutte le aspettative di eternità, tutto l'orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire - semplicemente svaniscono di fronte all'idea della morte, lasciando solo quello che c'è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore.

Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi "addio".

Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell'analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie - che era là - mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l'intervento chirurgico e adesso sto bene.

Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po' più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi:

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E' l'agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero un ragazzo c'era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E' stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E' stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E' stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell'ultima pagina del numero finale c'era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l'autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c'erano le parole: "Stay Hungry. Stay Foolish.", siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi.

Stay Hungry. Stay Foolish.

Grazie a tutti.

giovedì 15 settembre 2011

Come scrivere un CV

    Per lavoro spesso mi capita di leggere CV per la selezione di personale da inserire nel nostro organico.
Purtroppo la maggior parte di essi è davvero scritto male, contiene informazioni inutili, sono troppo prolissi o troppo sintetici, ecc.
    L'obiettivo di questo post non è raccontare quante cose strane si leggono nei CV ricevuti, magari ci sarà spazio in un altro post, ma dare qualche breve consiglio per evitare di essere scartati e perdere un'occasione solo perchè il nostro CV non descrive adeguatamente il nostro profilo professionale, le nostre attitudini, i nostri punti di forza, le nostre esperienze lavorative, ecc.

    Il CV è il nostro bigliettino da visita. E' il primo contatto con una persona che deve valutare il nostro profilo professionale. La prima impressione che daremo sarà importantissima. Perchè spesso scegliamo di vestirci eleganti ad un colloquio di lavoro? Il CV è molto più importante. A causa del nostro CV potremmo anche non essere chiamati per un colloquio. Proprio per questo bisogna evitare di scrivere un CV in maniera frettolosa, se possibile facciamolo leggere a qualcuno, spesso è difficile parlare di sé stessi. Ovviamente il CV deve essere aggiornato, non è bello leggere un CV nel quale non è scritto cosa abbiamo fatto nell'ultimo anno.
    Qual'è l'obiettivo del CV? Convincere il selezionatore che siamo la persona giusta e che vale la pena chiamarci per un colloquio. L'obiettivo del nostro CV è quindi ottenere il colloquio. Arrivati al colloquio, un po' come in un esame orale la faccenda diventa un po' più facile (almeno nella maggior parte dei casi). Anche il colloquio è importante ma nel colloquio avremo la possibilità di ribattere, la possibilità di dimostrare quanto siamo in gamba. Il colloquio è il secondo step di una strada sicuramente difficile (soprattutto in Italia) ma comunque il secondo step. Il primo (il CV) è fondamentale per arrivare al secondo.

    Partiamo dal presupposto che oggi le aziende grazie ad internet e "grazie" all'altissima percentuale di disoccupazione, ricevono un numero spropositato di CV. Le persone che si occupano di selezione del personale quindi sono costrette a leggerne centinaia se non migliaia. Questo implica una sola cosa dal nostro punto di vista: non si può dedicare troppo tempo alla lettura di un singolo CV. Si rischia di non essere presi in considerazione dal selezionatore solo perchè le informazioni utili per essere notati, contenute nel nostro CV, non sono reperibili immediatamente.

    Il primo obiettivo del nostro CV quindi è quello di catturare l'attenzione e far capire al selezionatore che siamo la persona che sta cercando.
    Secondo me questo si ottiene principalmente con tre regole:

    1. La lettura del CV deve essere scorrevole, semplice.
    2. Il CV deve essere molto schematico, non troppo prolisso.
    3. Il lettore deve subito trovare le informazioni di cui ha bisogno e magari le "parole" che sta cercando.

    Spiego meglio cosa significano i tre punti descritti sopra e come evitare di sbagliare:

    1. L'occhio dell'uomo è pigro. L'uomo in generale è pigro, lo sanno benissimo gli scrittori, gli artisti, i fotografi. Se all'apertura di un CV il lettore deve capire com'è strutturato il documento, dove sono le informazioni che cerca, si sono già persi secondi preziosi per accalappiare l'attenzione del lettore. Dobbiamo riuscire a sfruttare quei pochi secondi di attenzione iniziali, passati i quali sarà tutto più difficile.

Come fare? 

    Ci ha già pensato qualcuno: utilizziamo uno degli standard più comuni, il CV in formato europeo!
    In questo modo il lettore sa già qual'è la struttura del documento, sa già in quale parte del documento troverà le informazioni cercate, si troverà d'avanti un documento familiare, non un documento "da capire".
    A questo indirizzo potete trovare i template per fare diventare il vostro CV un CV in formato europeo Europass: http://europass.cedefop.europa.eu/europass/home/hornav/Downloads/EuropassCV/CVTemplate.csp.

    2. Ora abbiamo un CV schematizzato nel migliore dei modi, il lettore sa perfettamente dove reperire le informazioni di interesse ma ogni sezione del CV (anche nel formato europeo) è scritta da noi. Ogni sezione del CV Esperienze lavorative, formazione, ecc non deve contenere frasi lunghissime, periodi interminabili. Il rischio è quello di annoiare il lettore e non metterlo in condizioni di capire in pochi secondi che siamo la persona giusta, quindi il rischio è quello di essere scartati.
    Bisogna cercare il più possibile, per ogni sezione, di inserire dati pertinenti con la sezione, evitiamo di aggiungere note troppo personali, evitiamo di "allungare il brodo" inutilmente, riportiamo solo le informazioni necessarie utili a far comprendere chi siamo, cosa sappiamo fare, quali sono i nostri punti di forza.
    E' importante inoltre l'ordine con le quali le informazioni sono scritte all'interno del documento, soprattutto per CV di più pagine (consiglio di cercare di non andare oltre le 3/4 pagine). Prendete in considerazione che il lettore potrebbe anche non leggere tutto il vostro CV ma fermarsi alla prima pagina o anche meno. Proprio per questo, sempre rispettando il formato europeo, cerchiamo di ordinare le informazioni in modo da avere nelle prime righe, nelle prime pagine le informazioni più utili, quelle che più ci qualificano e alla fine tutto il resto.

    In questo modo ci accattiveremo l'attenzione del lettore che se interessato leggerà anche le ultime righe meno importanti del CV. Un consiglio utile per esempio è quello di ordinare in maniera decrescente le esperienze lavorative, quindi prima le ultime esperienze lavorative e via via le meno recenti. Di solito le esperienze lavorative più importanti sono le ultime e sono anche le più significative perchè le più "fresche".
    Tenete conto inoltre che proprio la sezione delle esperienze lavorative è la più importante in un CV. Purtroppo il titolo di studio, i corsi di formazione, i master, sono sì importanti ma passano in secondo piano rispetto alle esperienze lavorative. Per un'azienda è importante sapere cosa sapete fare non cosa sapreste fare. E' noto a tutti che soprattutto l'università in Italia non forma dei buoni lavoratori.

    3. L'ultima è secondo me una delle regole più importanti.
    Mettiamoci nei panni di chi leggerà il nostro CV (che tra l'altro è una strategia che funziona sempre).

    Mettiamo che il selezionatore sta cercando un cameriere. Tra le prime cose che dovrà leggere o le sezioni più in evidenza dovranno essere quelle che descrivono le precedenti esperienze da Cameriere, particolari caratteristiche e attitudini utili a quel lavoro. Ha poco senso informare il selezionatore che abbiamo anche lavorato come imbianchino o che siamo dei bravi fotografi. Non aggiunge niente, aggiunge solo informazioni che possono distogliere il lettore dal fatto che voi siete la persona che sta cercando. Inoltre aggiungere informazioni in più potrebbe essere controproducente: per alcuni selezionatori potrebbe essere positivo il fatto che siamo stati boyscout, denota una certa disciplina, uno spirito di squadra ma per altri potrebbe essere negativo anche semplicemente perchè gli stanno antipatici i boyscout. Ovviamente questo è un esempio ma vi dimostra che un'informazione inutile può anche essere controproducente. E' diverso se ci stiamo candidando per un posto da animatore in un villaggio turistico. In quel caso è importante specificare che siamo stati dei boyscout, ma anche i ruoli che abbiamo avuto, cosa abbiamo imparato, quanto tempo è durata l'esperienza.  
    Spesso per raggiungere questo obiettivo dovremmo confezionare un CV per ogni tipologia di azienda per la quale ci stiamo candidando o per ogni tipologia di mansione. In questo modo quando vorremo candidarci come cameriere invieremo un CV che mette in risalto le nostre attitudini che fanno di noi un buon cameriere, le nostre esperienze da cameriere, ecc. Quando invece vorremo candidarci come commesso in un negozio allora metteremo in risalto quelle caratteristiche che fanno di noi un buon commesso, le esperienze da commesso ecc.


Autostima

    Se noi stessi non crediamo nella nostra professionalità, nelle nostre capacità sarà davvero difficile convincere qualcuno che siamo la persona giusta. L'autostima è importantissima, un lettore attento è in grado di leggere tra le righe quanto credete alle cose che scrivete. So che l'autostima è una componente del carattere che è difficile da cambiare ma almeno proviamoci o comunque cerchiamo di mettere in risalto quelli che sappiamo essere i nostri veri punti di forza. Vi faccio un esempio per comprendere meglio a cosa mi riferisco. Quando scriviamo: Discreta conoscenza del pacchetto Office, un lettore attento (una persona che seleziona personale per lavoro) capisce che il candidato sa usare a stento il pacchetto office. Non sarebbe meglio evitare di scriverlo o scrivere qualcosa di oggettivo?Conoscenza del pacchetto office per scrittura di documenti e fogli di calcolo, ad esempio. In questo modo non stiamo lasciando al lettore l'interpretazione della parola "Discreta" ma stiamo dicendo che utilizziamo Office per scrivere documenti e fogli di calcolo. Questo approccio possiamo applicarlo un po' a tutto il CV. L'interpretazione di frasi ambigue o che dicono a metà qualcosa potrebbe anche non essere la stessa interpretazione che noi diamo alla stessa frase. Meglio evitare di scrivere frasi da interpretare.
    Per ribadire questo principio, la conoscenza delle lingue straniere ora viene valutata con tabelle che permettono di definire precisamente quanto conosciamo una lingua straniera. Dire che abbiamo un inglese parlato ottimo; lettura discreto; conversazione scolastico significa poco! Invece grazie alla tabella raggiungibile a a questo link:
http://europass.cedefop.europa.eu/LanguageSelfAssessmentGrid/it potrete descrivere con precisione il vostro livello. Lo stesso discorso vale per qualsiasi altra conoscenza.


Foto

    Riprendendo il principio sopra descritto, "meglio evitare di riportare informazioni controproducenti", vorrei parlare della foto

    Secondo la mia opinione inserire la foto nel CV salvo in casi particolari o se viene richiesto può essere controproducente. Riporto due esempi: Alcune aziende tengono particolarmente all'aspetto fisico, siamo belli? Potremmo non esserlo per il selezionatore, la foto potrebbe non essere particolarmente riuscita, la bellezza è soggettiva. Siamo brutti? Non ci chiameranno per un colloqui (e magari al colloquio potremmo colpire per altre qualità). Altro caso: Ho lavorato in una azienda nella quale, per quanto assurdo possa essere, il capo non voleva ragazze carine in ufficio, secondo il suo punto di vista distraeva dal lavoro (probabilmente anche perchè la moglie non voleva distrazioni per il marito, ma questo è un altro discorso). In questo caso un CV contenente la foto di una ragazza carina non sarebbe stato preso in considerazione per un colloquio. Morale della favola, non è detto che la foto, anche se siamo bellissimi ci aiuterà. Proprio per questo motivo, quando non richiesta e quando non pertinente con il tipo di lavoro per il quale ci stiamo candidando, meglio non inserirla nel CV. Inoltre in alcuni paesi, leggi sulla discriminazione raziale, vietano l'inserimento della foto nel CV.


Nome del file

    Altro aspetto spesso sottovalutato ma a mio avviso importantissimo, il nome del file. Tipicamente alleghiamo il nostro CV ad una e-mail o lo inviamo ad un sito come risposta ad un annuncio. Chi si occuperà della selezione scaricherà il file e lo salverà nel suo computer, probabilmente in una cartella contenente altri CV. Supponiamo che il vostro CV si chiami: CV.pdf. Probabilmente insieme ad altri file sarà difficile identificare qual'è il vostro CV.  Questo potrebbe causare stress, potrebbe rallentare il lavoro del selezionatore quindi nella migliore delle ipotesi dovrà leggere il vostro CV in maniera più frettolosa o addirittura dopo un paio di tentativi, visto l'alto numero di CV da analizzare, lo ignorerà. Il nome del file non dovrebbe essere lunghissimo, ma dovrebbe contenere almeno il vostro nome e cognome, magari anche il codice di riferimento dell'annuncio al quale avete risposto, magari la mansione. In questo modo già dal nome il selezionatore saprà cosa aspettarsi, prepariamo la mente del selezionatore a leggere un determinato cv, il CV di un cameriere o quello di un cuoco.


Lettera di presentazione

    Ultimo consiglio ma non per importanza, la lettera di presentazione. Mi capita spesso di ricevere CV tramite e-mail con e-mail senza testo o senza oggetto. E' chiaro che non scarto quel candidato per un'e-mail senza testo ma se quella e-mail avesse nell'oggetto la mansione per la quale ci si sta candidando o il livello di esperienza ancora una volta aiuterebbero a capire quale tipo di cv si sta leggendo. Inoltre non dimentichiamo che l'oggetto dell'e-mail potrebbe essere utile per ricercare l'e-mail, "dove ho messo l'e-mail di quel cameriere con 10 anni di esperienza che era anche Sommelier?", tramite l'oggetto l'e-mail verrebbe recuperata in un attimo e questo ci aiuterebbe a non essere scartati.
    Anche il testo dell'e-mail è importante, quasi quanto il CV. Nel testo dell'e-mail potremmo, con cordialità, dopo aver salutato il selezionatore, descrivere brevemente quanto ci piacerebbe lavorare per quella azienda, quanto stimate il lavoro che quella azienda fa, il nostro profilo professionale, cosa ci piacerebbe fare, ecc.

    Insomma, prima ci accalappiamo la simpatia del lettore e poi descriviamo con una frase il nostro profilo professionale. In questo modo il lettore sarà invogliato a leggere immediatamente il vostro CV e magari sarà più predisposto a prenderlo in considerazione.


Per concludere, siate sintetici.
Non come questo post. ;)

Per feedback, richieste di chiarimento o altro, lasciate un commento!